Vocabolario 9 - Faccia a faccia

«A volte si dice che a faccia a faccia non si riesce a vedere la faccia dell’altro.»
Mikhail Sergevich Gorbachev

Perché siamo distratti, impegnati su diversi fronti o abbiamo una responsabilità tale da spostare le priorità? Le parole del vocabolario vagabondo 9 trattano una comunicazione aperta, un parlare comprensibile. Dal fare allo spiegare e parlare in ambito lavorativo e non solo. L’importanza della tavola rotonda.

Posticino al calduccio – fare

In ceco si usa dire, Jak si kdo ustele, tak si i lehne, tradotto letteralmente in “Come ti farai il letto, così dormirai”, detto più semplicemente: «Come farai, così avrai». Questo “fare” è il nocciolo della differenza tra il sentirsi appagati o insoddisfatti.

Perché anche un “impiego sicuro” (in italiano), può essere considerato un “posticino al calduccio” (in ceco) da far schifo. L’espressione si utilizza più in modo sarcastico, che mai ci sarebbe da lamentarsi? Che fare se le condizioni così favorevoli non sono sufficienti da sentirci soddisfatti del nostro fare?

E darsi, invece, una chance, un’opportunità? Salire su un treno diverso? Cambiare dal sicuro al “voglio qualcos’altro”? E ovviamente essere pronti e consapevoli che al posto del solito operato ci sarà da “farsi un mazzo”. Passare dal subordinato al poter “assaggiare” il gusto del parlare da una posizione più alta.

Compito e delega – spiegare

faccia a faccia

Comunicare, confrontarsi, “tavola rotonda”

Una delle caratteristiche della lingua ceca è di raggruppare due parole in una. Úkolovat è un esempio e significa “fare i compiti”, eseguiti da parte dei lavoratori o collaboratori con un preciso ordine.

E per farlo bene significa, da parte del committente, sapersi spiegare bene!

Per una comunicazione efficace a volte può bastare una parola. Invece in altre occasioni è indispensabile essere esaustivi e comprensibili al massimo. E per questo serve eseguire periodici controlli sull’operato, ma non per far spionaggio.

Il responsabile, il titolare, ci tiene a portare i progetti in “cassa” e per questo controlla e delega. Si parla di un processo diverso, più complesso rispetto all’esecuzione di un compito. Un collega o collaboratore di un’incarico (delegato) è colui che cerca soluzioni e manterrà fluida la realizzazione ma che al contempo ha anche le caratteristiche per crescere. La delega comprende un livello di autonomia; non significa úkolovat, eseguire un compito, vuol dire avere il proprio spazio per fare.

Cime della solitudine

è l’effetto collaterale della salita. Un giorno si arriva lì e ci si trova faccia a faccia con le montagne. Il beneficio che portano gli incarichi superiori e le soddisfazioni maggiori distanzia la solita comunicazione da quella specializzata, la vita professionale da quella privata. Per quanto essa possa convivere con gli impegni che dominano la scena.

Per arrivare alla cima, e soprattutto per restarci, la solitudine è il nemico peggiore. La necessità di poter misurare le sfide e potersi confrontare con problematiche simili è pressante. Poter risolvere questa necessità è possibile con una tavola rotonda, di fronte a partner affini, con un dibattito a vis-à-vis. Uscire dal sentore della solitudine per non avere qualcuno con cui comunicare e continuare la crescita. Serve anche a guardare avanti invece di cadere nei ripensamenti su come, forse, fosse meglio quell’impiego del “posticino al caldo” di prima…

Non capire più

faccia a faccia

“Conosci quel paese beeè?” “Per me è arabooò.”

La mancanza della comunicazione precisa e dettagliata porta agli sbagli e al dover prolungare, fare di più del previsto. Alla deconcentrazione dal fluido proseguire, a volte fino a non sapere più che fare. E succede così spesso e dall’alba dei tempi, che il “non capire più niente” è diventato un detto in diverse lingue (e per la stessa causa).

Be all Greek to, “per me è greco”: dicono sia stato William Shakespeare ad inserire per primo questa espressione in uno dei suoi drammi. Dovrebbe derivare dai monaci che copiavano tantissimi testi in latino e talvolta trovando espressioni in greco. Sommersi dal latino e dalla quantità di lavoro ormai non capivano più niente.

Scendendo dall’Inghilterra ai Tedeschi, che sono pure simili in molte abitudini e mescolati etnicamente con i Cechi, per qualcosa di incomprensibile utilizzavano il detto böhmische Dörfer. A loro risultava un “villaggio ceco”. Saranno stati nell’amplesso delle diverse priorità, perché come ha rilevato Johann Wolfgang Goethe, uno dei più grandi letterati tedeschi, non è mai stata approfondita la conoscenza della campagna ceca. Insomma, non è stata tagliata fine.

Della stessa pecca soffrivano pure i Cechi, per i quali tutto ciò che è incomprensibile è španělská vesnice, ovvero un “villaggio spagnolo”. Ma probabilmente si tratta di una piccola vendetta, per far ricordare ai cugini tedeschi che loro stessi usavano questo detto ai tempi di re Carlo V. Perché lui, che era uno spagnolo, quando regnava introdusse in Germania metodi e costumi spagnoli che ai tedeschi non andavano. E tutto quello che non capivano è diventato un villaggio spagnolo.

Comunque sia, anche in Italia diciamo: «Per me è arabo», senza fare la distinzione tra campagna e città. Perché è troppo lontano, diverso, è tutto inspiegabile, astruso.

Faccia a faccia

faccia a faccia

Senza monitor faccia a faccia

Arrivati nella conversazione fino in Spagna, concludiamo il tema della comunicazione proprio con la comunità andalusa di Algar, un villaggio di 1.700 abitanti. La comunità spagnola ha un fascino non convenzionale, per il quale ha fatto richiesta di inserimento nella lista del patrimonio mondiale immateriale dell’UNESCO. Di che si tratta?

Parliamo delle Charlas al Fresco. Pettegolezzi serali, gos sip del quartiere, un rituale in cui la gente del posto si incontra la sera quando il calore della giornata, finalmente, si placa.
Dal 2001 i patrimoni orali e immateriali dell’umanità sono espressioni della cultura immateriale del mondo che l’UNESCO ha inserito in un apposito elenco, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana.

In tal senso il rappresentante della comunità spagnola ha dichiarato: «Non vogliamo perdere la nostra tradizione. È un modo per costruire relazioni con i vicini». La conversazione faccia a faccia è una comunicazione live, il vicinato si raduna davanti alle case e parla di ciò che di nuovo è successo. Comunica in una specie di tavola rotonda con il suo quartiere. Ci si conosce, si confronta.

Quello che vale per un villaggio sconosciuto, per chi non lo conosce ma potrebbe trarne un insegnamento, vale anche per una tavola rotonda in un consiglio d’amministrazione. Comunicare, spesso, a viso aperto e utilizzare il sistema di “tagliare fine”, per capirsi.

«Corriamo via tutto il tempo per evitare di trovarci faccia a faccia con noi stessi.»

Vocabolario vagabondo


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