The Blacklist, James Spader

The Blacklist è una serie TV americana con l’attore James Spader nel ruolo di protagonista, trasmessa in Italia dal 2013 al 2023. Questa serie sarà ricordata come intrattenimento degno di questo nome, anche se si è scontrata con alcuni ostacoli.
Seguire una serie per dieci anni anziché fare binge-watching dovrebbe avere un senso, a meno che non si sia afflitti da una dipendenza cronica alle serie TV, di cui parlerò in seguito.

Quando si crea un romanzo, una sceneggiatura per un film o una serie, alla base c’è sempre una storia principale, una narrazione che si sviluppa dall’inizio alla fine. Questo nucleo è il fondamento che tiene in piedi, o almeno dovrebbe farlo, l’intero progetto. La sua importanza è cruciale poiché detta la durata complessiva del racconto.

Tuttavia, come è ben noto, non basta unicamente il nucleo a mantenere l’attenzione del pubblico. È necessario anche introdurre diverse sottotrame, più o meno rilevanti, più o meno connesse tra loro, ma in qualche modo legate al protagonista e al tema trattato. Queste sottotrame servono a ravvivare la narrazione, a inserire momenti di azione, emozioni e, perché no, anche colpi di scena. La loro efficacia e durata dipendono da quanto catturano l’interesse del pubblico, da quanto riescono a sorprendere o a contribuire al progresso della storia.

Tuttavia, è importante sottolineare che le sottotrame, sebbene essenziali, non dovrebbero mai sovrastare la storia principale. È vero che i fan e i critici spesso si immergono nell’analisi di queste sottotrame, chiedendosi perché alcune siano state introdotte o perché alcune non siano state risolte. Questo può far sembrare tutto molto complicato, ma in realtà la formula del successo è piuttosto semplice: più la trama principale è semplice, meno sembra complicato il tutto. La storia prioritaria è ciò che conta davvero; tutto il resto è solo un contorno, ma è necessario perché insieme creino un progetto d’intrattenimento di successo.

The Blacklist, James Spader

Ok, non era un piccolo ripasso, ma sono convinta che per parlare di Blacklist serva. The Blacklist è una serie “crime” diversa, perché più di tante altre serie TV che ho visto negli ultimi dieci anni ha mantenuto lo standard e le aspettative che ha premesso. Cioè una buona costruzione della storia e dei contorni per intrattenere gli spettatori. Ed è anche un buon esempio di salvataggio di una serie che si era schiantata contro gli scogli.

Gli inventori e la storia di The Blacklist

La storia è stata intitolata The Blacklist. Forse non tutti sanno che esiste l’omonimo sito, “The Blacklist” un territorio di writers, dove spesso i produttori cinematografici fanno grande pesca di progetti.

Uno dei registi è Joseph Aaron Carnahan. I principali creatori sono Jon Bokenkamp, soggettista, e John Eisendraht, showrunner e produttore esecutivo.

La storia inizia con Raymond Reddington, “Red”- interpretato dall’attore James Spader, che incede nell’edificio dell’FBI. Il suo profilo, ovvero essere il criminale più ricercato, rende la sua entrata teatrale, ma ancora più sorprendente è la sua proposta. Red offre all’FBI la cattura dei peggiori individui della malavita, grazie ai contatti messi da parte durante la sua annosa carriera. Questa “lista nera” in cambio dell’immunità e, per non finire, Reddington chiede anche la collaborazione della giovane agente Elisabeth “Liz” Keen, interpretata da Megan Boone.  

Così è stata composta la colonna portante della trama: «Chi sarà, poi, questo Red, e cosa significa per lui Liz?» La domanda su Reddington fa da scheletro alla narrazione. La domanda è curiosa, sussurrata; si ripresenta insidiosa, sembra risolta per poi essere rinegoziata, incredibile nell’intuizione della sua rivelazione.

The Blacklist, James Spader

Invece Liz, la coprotagonista, fa da perno per le sotto-storie, alla ricerca del significato che Elisabeth possa avere per Red. È cominciata con un’indagine sulla paternità, ma si sapeva che questa non avrebbe potuto reggere tutta la serie. Dovevano arrivare altre complicazioni. Raymond Reddington con il proseguire delle stagioni passava da un’identità all’altra, rimanendo fedele ai suoi intenti. Dare i criminali al pasto all’FBI e tenere Elisabeth sotto controllo. Tra i tanti personaggi delle dieci stagioni cito i rappresentanti longevi della speciale task force dell’FBI:

Dembe Zumba – Hisham Tawfig

Aram Mojtabai – Amir Arison

Donald Ressler – Diego Klattenhoff

Harold Cooper – Harry Lennix

Ottava stagione

L’ottava stagione di The Blacklist è stata trasmessa negli Stati Uniti dal 13 novembre 2020 al 23 giugno 2021.

La serie ha ricevuto numerosi riconoscimenti nel corso degli anni, tra cui due candidature ai Golden Globe nel 2014 e nel 2015. La percentuale di gradimento del pubblico, nonostante le oscillazioni stagionali tra le stagioni meno e più apprezzate, si è mantenuta in media intorno all’80% dell’indice di qualità.

Tuttavia, ad un certo punto, le sottotrame hanno iniziato a intrecciarsi in modo complicato, confondendo anche il pubblico che aveva difficoltà a seguire l’intreccio delle problematiche. A quanto pare, pure l’attrice che interpretava Elisabeth Keen si era stancata. Forse non si sentiva più una protagonista, forse aveva capito che concorrere con James Spader è una guerra persa e, come tanti protagonisti delle sotto storie, ad un certo punto è morta…

Certo è che questo all’inizio non era progettato, gli autori non lo avevano ideato, e quindi? Come se non bastasse, anche Jon Bokenkamp, il principale ideatore della storia, ha deciso di fare fagotto. Chissà perché. Su questo mi soffermerò nel capitolo dedicato al finale della serie.
L’importante per The Blacklist era riprendere le redini e portare la serie ad un finale degno, un augurio di quelli che sono rimasti e il rispetto per i fan e il lavoro svolto. E grazie chi, se non a “… i suoi soliti tocchi geniali e il suo spietato sarcasmo con cui controlla ogni situazione. Red è il criminale elegante della porta accanto che spaventa con il sorriso. “  Riccardo Cristilli

James Spader alias Reddington

Non ci sono storie. James Spader è il vero protagonista, lui è la star e lui se l’è meritato. È vero che la sceneggiatura è importante, è vero che il successo della serie si poggia anche sugli altri componenti, ma lasciatemelo dire, senza J. Spader questa serie non sarebbe arrivata alla battuta finale così bene.

Lisa Katz, presidente dei contenuti sceneggiati di NBC Universal Television e Streaming, ha dichiarato in un’intervista: «Non capita spesso che una serie risuoni così profondamente con il pubblico da andare in onda per 10 stagioni, ma The Blacklist si è rivelata una perfetta combinazione di personaggi di grande talento. Un cenno speciale a James Spader , la cui performance rimane a dir poco spettacolare.»

L’attore James Spader domina comunque tutte le stagioni della serie. È lui che porta avanti la storia pilastro della narrazione, è lui l’assoluto protagonista dei dialoghi. Sarà merito della duplice educazione dei genitori, entrambi insegnanti, sarà che ad una certa età ci si trova con tutta la formazione accumulata nella vita, sarà perché i problemi di disturbo ossessivo compulsivo lo fanno concentrare sui dettagli dei suoi personaggi o, semplicemente, perché è bravo.

E quando le sotto storie diventavano davvero tanto noiose, solo per lui valeva la pena di continuare ad aspettare le prossime stagioni. I dialoghi nell’interpretare Reddington gli calzano a pennello, offre un piacere e un divertimento straordinari. Perché non solo recita, non solo parla verso di noi, ma ci porta da una stagione all’altra a seguire il suo personaggio, i suoi racconti/dialoghi che stimolano la riflessione.

«La vita non è altro che la gestione delle problematiche.»    Red Reddington

Il suo potere, quello del personaggio, lo avevamo intuito dall’inizio della serie. Per non continuare a chiedere “chi cavolo è Reddington?” lui non poteva essere il componente di una “semplice mafia”, quanto piuttosto un burattinaio con una loquacità e una capacità di persuasione tali da poter fare invidia a Joe Girard (Joseph Samuel Gerard – il più grande venditore del mondo).

The Blacklist, James Spader

Per quanto riguarda il suo rapporto con Elisabeth, non il suo potere ma il legame, anche questo era abbastanza chiaro. Per chi ascoltava Red (il rosso, come il sangue).

Il finale

Può darsi che all’inizio, quando era ancora presente la storia di Jon Bokenkamp, prima che lui se ne andasse e mettesse i suoi faldoni sulla mensola a prendere polvere, con questa dichiarazione ci volesse far intendere che lui la storia l’aveva concepita diversamente. Boh, tutte quelle storie secondarie, strampalate, che nel mentre portavano alla noia, rendono difficile da credere che potesse esistere già allora un finale diverso, da triplo “wow”, che adesso se ne sta lì ad impolverarsi. Certo, ogni creatore non vede l’ora di far fare questa fine alle sue idee…

Resta inconfutabile il finale che hanno girato. Quello che risulta una trovata furba ma anche geniale. Un risultato dovuto al forzato cambio della rotta originale, di cui non sappiamo nulla. Certo è che questo finale non si è schiantato come l’ottava stagione.

Anzi, quel triplo “wow” è arrivato, e solo per il dovere della tesi, un ripasso:

  1. Reddington era un mascalzone, il più astuto, geniale e potente del mondo. Volgarmente chiamato delinquente ma mai associato a questa parola, così da non farci vergognare per essere attratti da un così orribile elemento.
  2. Probabilmente un indizio così importante come la condivisione del DNA tra Red e Liz, ai tempi di questa rivelazione e ai tempi odierni, ci ha fatto guardare da un’altra parte. Perché una delle “pecche” del genere umano è la grande voglia di trovarsi, almeno per una volta, nei panni del sesso opposto.
  3. Le chiavi del mistero – l’ossessione per Liz e l’isterico bisogno di celare la propria identità – alla fine vengono svelate dallo stesso Reddington con una frase semplice come: «La mamma è sempre la mamma»

I bisogni puramente umani, i temi incisi a punto croce nella storia di The Blacklist, sono i desideri del male e del bene che si trovano in noi, il movente che possediamo per cui siamo disposti a fare di tutto.

Va menzionato anche l’importante elemento dell’oggetto del delitto, cioè lo strumento utilizzato per mettere fine al respiro del protagonista. Preparando il terreno all’atto finale tramite i dialoghi che Red ha tenuto con l’ultima arrivata nel set dell’FBI – apparentemente inutile ma con questo preciso compito: essere l’interlocutrice di uno degli ultimi racconti di Reddington. Un collegamento che ancora dovremo capire e del quale diventeremo testimoni nella sua fase conclusiva.
Un applauso per gli autori/creatori delle ultime due stagioni per il coraggio di andare dove tanti altri non osano.

The Blacklist, James Spader

Dipendenza?

Come menzionavo all’inizio, le serie TV possono creare una dipendenza per chi diventa loro appassionato, che si tratti di seguirle nel corso degli anni o di guardarle in binge-watching (tutte in una volta). La fine di una serie è sempre un momento doloroso. Ci si affeziona alla trama, ai personaggi, alle loro vicissitudini e alle emozioni che ci hanno coinvolto. Portiamo con noi quel legame anche dopo la conclusione della serie, sebbene la sua intensità possa variare in base alla memoria e al numero di serie TV che abbiamo visto.

Spesso, dopo la fine di una serie, ci si trova ad affrontare un senso di vuoto, soprattutto quando si tratta del protagonista. In questi casi, un rimedio efficace è esplorare le sue filmografie. Questo ci permette di alleviare la nostalgia che può accompagnare la fine di una serie amata.

Poter risentire e rivedere la spavalderia e la tenerezza di James Spader, ascoltare i suoi eloqui arguti ed essere intrattenuti. La lista è lunga ve ne segnalo alcuni, che ho visto e corrispondono alla descrizione dell’attore, alla sua capacità di interpretare uno sfrontato avvocato così come un tenero amante, separatamente o assieme.

Film: Bella in rosa (1986), Calda emozione (1990), Stargate (1994),
Serie Tv: The Practice (2003/4), Boston Legal (2004/8)


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Categorie: Divertimento / Scrittura
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