MOVIDA, detestare l'alternativa o viverla

Parleremo della “Movida” vista da fuori tramite le guide turistiche, e vissuta dall’interno da parte degli studenti, la gioventù, e quelli che non capiscono niente, “i vecchi”.

La premessa è che vivo a Torino da dieci anni. Ho conosciuto da vicino la movida torinese, com’era prima del Covid, e continuo a viverla da vicino anche ora, però con sentimenti contrastanti. Dall’essere arrabbiata al cercare di capire. Il primo non serve nulla, il secondo porta ad una riflessione sulla movida, in particolare a San Salvario.  

Uno dei quartieri torinesi con la maggior concentrazione di vita notturna, San Salvario è anche un campione ideale perché è un quartiere multietnico, una caratteristica che lo rende più vivace anche di giorno.

Andiamo per gradi. Di che stiamo parlando? Che cos‘è la “Movida” da ieri ad oggi? Ci soffermeremo sui diversi protagonisti e scenari che fanno cambiare visuale su questo “fenomeno”.

Come prima risposta viene da citare una stringata spiegazione del dizionario: “Vita notturna, culturale e artistica particolarmente ricca e vivace”.

Se la si chiede ad un blogger senza particolare distinzione di età, vi fornirà una spiegazione storica sul termine diffuso in Spagna: “negli anni Ottanta del ventesimo secolo, sta a indicare un fenomeno politico, sociale e culturale di grande importanza per i giovani dopo la fine del franchismo”. Vi sottolineo: “dopo la fine della dittatura”.

Se la domanda la rivolgete ad uno assiduo frequentatore giovane, vi risponderà: «Ma zia, dove ci si trova, si fa un giro, ci divertiamo, no?»

E infine, se lo domandate ad un inquilino nella zona circostante vi risponderà come qualsiasi abitante ai piani bassi: «Una rottura di cog…»

MOVIDA, detestare l'alternativa o viverla

Questa è una panoramica di come viene percepito questo movimento di libertà, perché il Covid è finito, perché siamo in un paese democratico, perché bisogna pure divertirsi. E anche come una specie di sottocultura.

  • Da chi la cerca e la vive perché considerata un mezzo di ritrovo e socializzazione, nonché un divertimento, un’alternativa.
  • Da chi la subisce perché si schiamazza fino alle ore tarde e provoca danni e disagi, abbandonati alle ristrettezze per la qualità della vita alterata.

E quindi, il nocciolo?

Sta proprio lì? La ricerca di un divertimento da parte di uni e il fastidio percepito dagli altri?

Come ho detto, la fase dell’arrabbiatura, il pensiero di falciarla, la movida, è venuto pure a me. E non mi era di nessun aiuto trovare lo stesso fastidio esternato nei vari forum e gruppi che si trovano a sparlarne per il web. La solita storia del puntare il dito sul finale, quando mi tocca. Purtroppo si arena allo sfogo e non serve a nulla.

Perché ragazzi, senza distinzione di età – mi sento di dover aggiungere – quel fastidio viene percepito, affrontato o meno, in ogni gruppo più o meno folto. Pensate, tanto per esempio, ad una platea composta di spettatori in un teatro (o cinema), quando lo spettacolo comincia e voi sentite scartare dei cioccolatini. Oppure vogliamo ricordare i soliti disturbatori di classe, delle riunioni in ufficio con i loro appunti che hanno come scopo ben altro che contribuire alle proposte per le soluzioni?

Se la movida significa soprattutto “un movimento” darsi una “mossa”, considerata un fenomeno di “cultura alternativa” o piuttosto “vivere il tempo libero”, il nocciolo del problema fastidioso lo metterei direttamente sul tavolo della comunità, di fronte ai diversi partecipanti e autori di questo “problema”.

Cominciamo con l’offerta della città di Torino per le persone a cui piace divertirsi di notte.

Venite a Torino

Saremo anche d’accordo che le città, come luogo di concertazione delle opportunità lavorative, facilita la vita. In un quartiere di più in un altro meno, ma in generale… se poi funzionano servizi, sanità, scuole e ambienti per l’aggregazione culturale e per lo svago, siamo a posto, no?
Prima o poi il bisogno di rilassarsi, svagarsi o divertirsi arriva per tutti. C’è chi fa meditazione e chi va ad urlare allo stadio. Ma la città ha bisogno di vivere nella sua totalità e prosperare. Anche grazie al turismo che visita i musei ma vuole divertirsi anche di sera.

MOVIDA, detestare l'alternativa o viverla

Apriremo qualche consiglio della guida per l’intrattenimento torinese:

Centro Congressi Torino per chi chiama la musica, biglietti per gli eventi a partire da un minimo di 30 euro.

Teatro stabile Torino per uno spettacolo il costo del biglietto singolo a partire da un minimo di 15 euro.

Cercando sempre come passare una serata a Torino le guide offrono:

“I locali sul Po, disco club e ristoranti con vista panoramica sulle sponde del fiume. Già dall’aperitivo le vie si illuminano e si animano i locali, le vinerie, i ristoranti e i club che propongono musica jazz o un dj set di tendenza. E poi via con musica classica, teatro e opera per i palati più raffinati, spettacolo, concerti, cabaret, caffè letterari, feste in piazza, danza, notti bianche… ce n’è per tutti i gusti.” (Credo che dovrebbero aggiornarsi alla situazione dopo il Covid.)

L’offerta per il divertimento serale continua con la movida che si concentra soprattutto intorno alle principali piazze come Piazza Vittorio Veneto e i quartieri Vanchiglia, Aurora, Borgo Dora, ma il quartiere della movida per eccellenza è San Salvario. Così affermano le guide turistiche.

Viverla prima del Covid

A mia memoria San Salvario era un quartiere della movida forte. In Largo Saluzzo – non in uno stadio – nel fine settimana c’era una tale concentrazione di persone che dopo la mezzanotte facevi fatica a passarci. Quelli che venivano a pulire il mattino dopo lo sapevano bene. E come eravamo ormai abituati di giorno a vedere ad ogni angolo uno “venditore di stupefacenti”, di notte c’erano i “guardiani dei locali” che insieme alle pattuglie dell’ordine tenevano la situazione sotto controllo.

MOVIDA, detestare l'alternativa o viverla

È vero, le bottiglie volavano per aria, le biciclette si rubavano, le macchine si trovavano danneggiate, oltre la musica in strada c’erano le grida notturne degli ultimi ubriachi e dei venditori “ambulanti” per i mancati pagamenti. Ma allora anche l’arrabbiatura era sotto un certo controllo, perché doveva ancora arrivare il peggio, il Covid.

Gli inquilini avevano cominciato ad aprire le finestre quando si sentivano le urla per la strada che chiedevano aiuto. Uscivano sui balconi a cantare, perché fuori era una “mortaccia” di silenzio assoluto, buio, e qualcosa a noi che siamo venuti ad abitare in questo quartiere apposta per la sua caratteristica movimentata, ci è venuto a mancare. Abbiamo pure scoperto che dietro a tante finestre di solito sbarrate vivono tanti residenti.

L’alternativa

era venuta alla ribalta durante e dopo il Covid. Questa voglia di fare qualcosa, darsi una mossa e sentirsi vivi. Non avevamo una settimana faticosa sulle spalle a momenti non potevamo fare altro che andare avanti e indietro per le stanze. I locali stavano per chiudere definitivamente e di eventi non se ne parlava. Moriva tutto il nostro movimento e nascevano le iniziative di fare la ginnastica online. Aperitivo a domicilio, condivisioni di pianti e risate via etere.

Niente bottiglie rotte per strada, in aumento solo gli schiamazzi di giorno e tanta fatica per tirare avanti. Altroché andare in teatro.

Quando si sono riaperte le strade all’uso della frequentazione libera, ovviamente è tornata la movida. Perché la movida è quella più immediata, senza manifesti, promozioni e investimenti – è l’alternativa del divertimento.

Prima estate calda

Era estate, bello caldo, i contagi calavano e le finestre restavano spalancate giorno e notte. I discorsi più gettonati, contaminati dall’ultimo anno vissuto, avevano il denominatore comune – il Covid, il futuro incerto e con il livello dell’alcol in aumento si cominciava a gridare contro il paese di merda. Alle quattro del mattino.

Potevano essere gli studenti che prima del Covid brindavano al loro avvenire, ora magari diventati padri di piccoli appena venuti in un mondo così disuguale, al prima si intende. Adesso quegli ex studenti delle ex risate sfogavano la loro delusione.

MOVIDA, detestare l'alternativa o viverla

Gli adolescenti del dopo Covid invece erano sottosopra per la loro socializzazione a livelli zero nella crescita rubata. Ma sono venuti pure loro, neanche tanto dopo. Avevano sulle spalle il peso della loro rabbia nata tra quattro mura, dove progrediva indisturbata, e dovevano pure farle prendere aria.

Chiamatela pure appartenenza al gruppo, ma siete già avanti nella storia. I primi giravano da soli, in coppia, non superavano di certo quattro personaggi. Prima che diventasse «Zia, facciamo un giro» erano ragazzi ombre, con qualche eccezione di voce alta nell’ora tardiva.

Perché la detestano

Da allora la movida è diventata di nuovo forte, diversa, ma vigorosa. Nella sua democraticamente libera assunzione della presa al potere sulle strade notturne. Tra poco arriverà la bella stagione e si alzeranno le temperature e noi che non abbiamo case in collina o in montagna per scappare nel fine settimana, e in più abitiamo nei piani bassi, dovremo riprendere il nostro regime forzato dalla vita notturna. Perché come dicono i più pessimisti – per noi non c’è alternativa.

  • I residenti che la movida non la frequentano, “perché loro non capiscono niente – perché sono vecchi”, passeranno dalle notti insonni alle giornate dimezzate dal sonno recuperato. Per cui la movida la detestano, e non hanno tutti torti per il loro risentimento di non essere presi in considerazione.
  • I vicini di casa che la movida la frequentano di rado, oppure rincasano come cenerentole, hanno lo stesso problema di non poter comunque dormire fino ad una certa ora. Ogni tanto escono sul balcone per sbirciare com’è la situazione e per valutare l’evoluzione della notte. Poi tornano dentro e ascoltano la musica ad alto volume.

Un divertimento che non lo è

Ma prima, durante la loro osservazione dalla finestra o sul balcone, alcuni di loro si rendono conto della tristezza di questa movida. Un’immensa desolazione che sovrasta questo modo di pseudo divertimento. Si vede dalle espressioni facciali e verbali e si sente dai toni esagerati. Non cercano di nascondere la rabbia che li padroneggia. E perché dovrebbero? Da qualche parte deve uscire. Anche in mezzo alla strada tra pugni e calci.

Io stessa divento triste per loro, mi fa pena questo divertimento surrogato, sbeffeggiarsi a vicenda, girovagare per le strade e fermarsi ad un angolo più a buon mercato per formare un grande gruppo di chi “fa” la movida. Vorrebbero intrattenersi in un fine settimana, ma invece si sfogano a fare un giro nei vicoli stretti che amplificano la voce della gioventù, e non solo, di oggi.

MOVIDA, detestare l'alternativa o viverla

Non credo che la colpa sia della movida, non credo che il bersaglio dove puntare il dito siano i suoi partecipanti. Prima ancora ci sarebbero il lunedì, martedì, mercoledì…. tutti i problemi del mondo, della scuola, il lavoro, la famiglia… solo dopo arriva la movida, per scrollarseli addosso con un costo in denari il più basso possibile.

Nella città, luogo di concertazione delle opportunità lavorative che di solito favoriscono la vita, a Torino, viene spezzata dalla notte che favorisce lo smarrimento.

Ballo antisballo – forse un segnale che si trasformerà in realtà.

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Categorie: Emozioni
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