Everything Everywhere All at Once, Oscar 2023

Il film Everything everywhere all at once è candidato a ben 11 premi Oscar 2023. Riesce magistralmente nel combinare tanti temi: multiverso e scelte di vita, potenziale individuale e umano, immigrazione, relazioni famigliari, vita di coppia e la ricerca del senso della vita. Sembrano troppi e troppo diversi da loro, eppure il film li contiene tutti. Senza rimanere sopraffatto dalla mole di emozioni da trasmettere e comunicare agli spettatori, con uno stile unico e curato.

Immagini: IMDb

La trama di Everything everywhere all at once

Certo è che nella scrittura del soggetto di Everything everywhere all at once – “Tutto, ovunque, nello stesso momento”, la metafisica multi-mondo del filosofo David K. Lewis ha avuto il suo peso. Secondo Lewis infatti il reale è composto da più universi indipendenti, creati dai sentieri che si snodano a partire delle scelte individuali e della Storia. 

Evelyn Wang è un’immigrata cinese che sembra non avere particolari soddisfazioni o gioie nella vita tranne essere madre di “Joy”. Gestisce una lavanderia con il marito Waymond e ha problemi con la dichiarazione delle tasse e a relazionarsi con la figlia. In occasione del capodanno cinese la famiglia organizza una festa alla lavanderia. Tutto viene stravolto quando Evelyn viene contattata dal Waymond dell’universo alternativo Alpha per “salvare il mondo”.

everything everywhere all at once

Infatti, nel metaverso, in ogni possibile versione del mondo, vaga una minaccia, l’entità Jobu Tupaki che vuole distruggere tutti i mondi. Evelyn è la sola a poterli salvare tutti, in quanto un’altra versione di sé, più intelligente e capace, ha scoperto il modo di viaggiare da un mondo all’altro, ma purtroppo è venuta precocemente a mancare.

Nell’intento di dimostrare ad Alpha-Waymond il suo valore, ma forse più a sé stessa, Evelyn scopre che il cattivo della storia è niente meno che sua figlia Joy, proveniente da un universo alternativo.

Certo, arrivati qui penserete “la trama è banalotta” e “come può aver ricevuto tutte queste nomination agli Oscar?”.

La svolta parte dalle motivazioni di Joy, il perché “è diventata cattiva”. La risposta è che l’intelligente e capace Evelyn alternativa ha portato la figlia all’estremo, donandole la capacità di vedere ogni mondo – Everything everywhere all at once – alternativo contemporaneamente.

Un buco nero a forma di bagel

Rinchiudendo tutta sé stessa in un “bagel”, una specie di buco nero a forma di ciambella che avrà il compito di risucchiare ogni mondo esistente, è arrivata a vedere l’intero universo dall’esterno con un’amara consapevolezza nichilista: è tutto inutile, l’essere umano non è importante nel grande schema dell’universo. Così è diventata un essere privo di dolore o emozioni.

«Tutte le mie speranze e i miei sogni. Le mie vecchie pagelle, ogni razza di cane, ogni ultimo annuncio personale su Craigslist, sesamo, semi di papavero, sale, si è accartocciato su se stesso. Perché vedi, quando metti davvero tutto su un bagel, diventa questo. La verità. Niente ha importanza.»

A questo punto Evelyn capisce che Joy non ha intenzione di distruggere tutti i mondi ma solo sé stessa, e che l’unico modo che ha per “battere il nemico” e salvarla è riuscire a capire il suo punto di vista, diventare come lei. Riesce quindi a connettersi con ogni versione di sé esistente. Una cantante d’opera cieca, un essere umano con salsicce al posto delle dita, diventa persino un sasso. Miliardi di versioni di sé contemporaneamente.

Everything everywhere all at once, Oscar 2023

Scovare un pizzico di metacinema piace sempre agli addetti quanto agli spettatori più attenti. Per esempio, in uno degli universi paralleli Evelyn è la stessa Michelle Yeoh, l’attrice che la interpreta nella vita reale. Un’attrice famosa e riconosciuta, che ha avuto successo nella vita e partecipa alla prima del suo ultimo film.

A quel punto Evelyn capisce che cosa intende la figlia, vede il suo punto di vista e lo comprende. Sta per cedere a questa convinzione nichilista e addirittura accoltella la versione più banale del marito, finché messa davanti al confronto tra il Waymond attuale e quello alternativo (un uomo di successo) effettua il cambio di prospettiva che è il vero fulcro di Everything everywhere all at once. In un dialogo molto emozionante è il marito stesso, in ben due universi, a farle avere una rivelazione tanto semplice quanto emotivamente sconvolgente.

«In un’altra vita, credo che mi sarebbe proprio piaciuto occuparmi di tasse e lavatrici con te.»

Finora Evelyn ha creduto – e le è stato ribadito più volte – di non aver raggiunto alcun obiettivo nella vita, di aver accumulato tanti hobby – sviluppati solo nelle sue tante realtà parallele – e che la sua vita si riduca a pagare le tasse e gestire la lavanderia. Una vita dove niente ha importanza. Grazie a Waymond invece ha finalmente un’illuminazione: la sua realtà è quella migliore, perché nell’universo alternativo i due si rendono conto che insieme sarebbero stati più felici e perché in questo universo Joy può ancora essere salvata.

Waymond non è, in nessuno degli universi, uno stupido inetto che non capisce l’ambizione o i pensieri filosofici. Semplicemente decide, in modo strategico e necessario, oppure semplicemente con il cuore, di sopravvivere a tutto grazie ad un unico punto fermo: la gentilezza. È il suo modo di lottare contro le avversità o il suo sentirsi inutile. È un uomo buono e gentile che in un mondo tiene alla sua famiglia e in un altro avrebbe tanto voluto avere il coraggio di formarne una.

Probabilmente è vero che spesso i prodotti artistici della stessa epoca condividono e comunicano idee simili. Speriamo che questo 2023 sia davvero l’anno della gentilezza, visto che pure un altro film super candidato come Gli spiriti dell’isola insiste su questo concetto.

Ma tornando a noi, Evelyn a questo punto ha un’epifania esistenziale e prende una decisione. Diffondere la gioia in ogni mondo alternativo. Seguendo il consiglio del marito tratta tutti con gentilezza. Così facendo scopre che le sue azioni “buone” hanno un impatto sui vari mondi e che, quindi, non è vero che nulla ha importanza. Joy decide comunque di entrare nel bagel ma Evelyn riesce a fermare la Joy del suo mondo “nativo” poiché, finalmente, riesce ad entrare in contatto con la figlia.

Everything everywhere all at once, Oscar 2023

Questo grazie alla decisione di restare nel mondo corrente, nella versione più deludente e banale di sé, perché anche se nulla ha senso e anche se potrebbe essere in qualsiasi altro luogo del multiverso, vorrebbe sempre stare con Joy. A questo punto tutti i mondi paralleli vengono salvati e, solo in quello attuale, Joy vive.
La famiglia è di nuovo riunita, nel più amorevole e “banale” degli universi.

Una squadra vincente, produzione, regia

Una casa di produzione indipendente di New York, la A24, investe da anni in progetti che si rivelano sempre curati e particolari e che per questo hanno collezionato svariate nomination e premi (Room, Moonlight e la serie Euphoria). Anche nel 2020 ha deciso di scommettere su un soggetto molto particolare, una regia fresca e un cast accuratamente selezionato. E grazie a questa scommessa ha realizzato un film con un budget di “appena” 14 milioni guadagnandone circa 107, diventando il primo film di A24 a superare i 100 milioni di dollari.

Anche la distribuzione cinematografica è stata piuttosto peculiare. Everything everywhere all at once inizialmente è stato presentato in anteprima al South by Southwest l’11 marzo 2022 e ha proseguito con un’uscita limitata nelle sale degli Stati Uniti il 25 marzo 2022, prima di essere distribuito da A24 l’8 aprile 2022. È stato un successo commerciale e questo lo ha portato a una seconda uscita al cinema questo inverno, spinta anche dalle nomination agli Oscar 2023.

I registi e sceneggiatori del film sono Daniel Kwan e Daniel Scheinart, noti come “The Daniels”. La loro più grande fonte di ispirazione per lo stile del nuovo film sono stati gli sketch degli youtuber Tim e Eric e i film d’animazione giapponesi. Indubbiamente Everything everywhere all at once affonda le sue radici nella cultura pop, con le sue svariate citazioni tra cui Il pianeta delle scimmie, i film Pixar come Ratatouille, i film anni Ottanta e le opere di Wong Kar-wai.

Everything everywhere all at once, Oscar 2023

La scrittura di Everything everywhere all at once parte nel lontano 2010 per poi essere abbandonata per diversi anni a causa dell’ondata di film, Marvel e non solo, incentrati sull’idea del metaverso, come Spiderman o Doctor Strange.

Cast e destino

Inizialmente quello del protagonista era un ruolo maschile, pensato per Jakie Chan, attore celebre per le sue performance nelle arti marziali e comiche. Il casting però non è andato a buon fine e gli autori hanno riscritto la sceneggiatura rendendo la madre, Evelyn, protagonista. Questo solo per poter offrire il ruolo alla star malese Michelle Yeoh, divenuta nota al grande pubblico internazionale per il film La tigre e il dragone.

Non serve sottolineare la sua bravura nelle scene di combattimento, quanto la sua capacità di coniugare i diversi toni di Everything everywhere all at once, dal drammatico al comico, senza mai perdere d’intensità. Per Michelle Yeoh un traguardo importante, a prescindere dalla performance attoriale, è già stato raggiunto. Infatti è la prima attrice asiatica ad essere candidata all’Oscar.

Il destino non è intervenuto soltanto nella trama di Everything everywhere all at once, bensì nella vita reale di un’altra scelta vincente di casting. Infatti l’attore che interpreta il padre Waymond, il vietnamita Ke Huy Quan, era sparito dal grande schermo da circa 20 anni e tanti lo ricorderanno da bambino ne I Goonies e Indiana Jones e e il tempio maledetto. Fortuna ha voluto che una settimana dopo che decidesse di assumere un agente e riprovare a fare breccia a Hollywood, venisse contattato con un’offerta per il ruolo. Una piccola chicca è il marsupio di Waymond, infatti è lo stesso del personaggio di Indiana Jones interpretato da Quan.

Dobbiamo dare rilievo anche alla giovane coprotagonista, la figlia Joy (nome-omen). Stephanie Hsu, attrice americana di discendenza cinese, è talmente brava ed espressiva da riuscire ad interpretare la figlia adolescente che poi diventa il villain della storia, da rendere il personaggio sempre credibile e a tutto tondo.

Per concludere il cast dobbiamo dare il merito a gran parte del divertimento a Jamie Lee Curtis trasformata nell’odiatissima ispettrice del fisco – figura mitologica odiata da ogni imprenditore e libero professionista. Sebbene inizialmente sembri incarnare tutti i mali del mondo capiremo che in fondo si tratta di una donna che sfoga nel lavoro le insoddisfazioni personali.

Effetti speciali, low – budget

L’ultima nota tecnica riguarda i VFX “da bottega” nel senso più buono e ammirante del termine. Per evitare sprechi, infatti, si è cercato di non realizzare effetti troppo costosi. Inoltre sono state costruite solo le parti di set necessarie.


Basti pensare che una delle scene del film, in cui Evelyn viene “risucchiata” e attraversa diversi mondi, è stata realizzata con delle riprese semplicissime. Il supervisore degli effetti speciali ha portato con sé, durante le passeggiate nel tempo libero, una specie di GoPro con la quale ha ripreso diversi ambienti. Queste riprese poi sono state utilizzate come sfondo dell’attrice tramite l’uso del green screen. In grandi produzioni, come Star Wars per esempio, si utilizzano dispendiosi schermi LED e virtual production. In questo caso invece si è optato per dei pannelli LED economici posti ai lati dell’attrice (a riguardo potete vedere il simpatico backstage qui sopra). Nonostante il costo contenuto, il risultato non è “cheap”.

Generi o parità di genere? Fluidità 2023

Se i generi esistono, appare chiaro che ai The Daniels non potrebbe interessare di meno. Non saprei dire se Everything everywhere all at once sia uno sci-fi, un dramma, una commedia, uno splatter o una satira. Tutto questo insieme… finalmente una parità di genere! E direi che al quarto del ventunesimo secolo sia una delle cose più belle che potesse capitare al cinema. A differenza del “metodo delle quote” dove si cerca di accontentare tutti inserendo in ogni film, possibilmente, quote uguali di donne, persone di colore e rappresentanti LGBTQ+.

I generi di certo ci hanno dato delle regole da seguire per raccontare una storia e far sì che il pubblico la possa assimilare. Schemi ed etichette ci aiutano sin dall’alba dei tempi ad affrontare il mondo per non soffocare nella marea di informazioni che tempestano la nostra mente. Con Everything everywhere all at once però ci viene da pensare che forse è bello abbandonarsi alla marea, annichilirsi nelle informazioni o in un uragano di emozioni che il film ci fa provare, per poi ritrovarci cambiati, più forti e consapevoli di prima.

Oggigiorno sappiamo che schemi ed etichette sono sempre più odiati. Nel 2023 vogliamo essere fluidi, liberi di seguire la corrente, avere un’idea e poi cambiarla, provare nuove cose e vivere la nostra vita per raggiungere il nostro massimo potenziale. E per raggiungerlo, spesso dobbiamo attraversare infiniti “mondi” e situazioni per accorgerci che il luogo e le relazioni di partenza sono quelli che ci fanno sentire di avere uno scopo.

Everything everywhere all at once, Oscar 2023

Per finire un breve pronostico degli Oscar 2023. Non sono sempre i nostri preferiti ma quelli che pensiamo si aggiudicheranno la statuetta. Vedremo lunedì com’è andata:

MIGLIOR FILM
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MIGLIOR REGISTA
Steven Spielberg (The Fablemans)

MIGLIOR ATTORE
Brendan Fraser (The Whale)

MIGLIOR ATTRICE
Cate Blanchett (Tàr)

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Stephanie Hsu (Everything, everywhere, all at once)

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Ke Huy Quan (Everything, everywhere, all at once)

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
Red

MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE Martin McDonagh (Gli spiriti dell’isola)
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE Berger, Paterson, Stokell (Niente di nuovo sul fronte occidentale)
MIGLIORE FOTOGRAFIA James Friend (Niente di nuovo sul fronte occidentale)
MIGLIOR MONTAGGIO Eddie Hamilton (Top Gun: Maverick)
MIGLIORE SCENOGRAFIA Catherine Martin, Karen Murphy, Beverley Dunn (Elvis)
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI Joe Letteri, Richard Baneham, Eric Saindon, … (Avatar 2)
MIGLIOR SONORO James Mather, Chris Burdon, Al Nelson, … (Top Gun: Maverick)
MIGLIORE COLONNA SONORA John Williams (The Fablemans)
MIGLIORE CANZONE ORIGINALE Hold My Hand – Lady Gaga, BloodPop (Top Gun: Maverick)
MIGLIORI COSTUMI Catherine Martin (Elvis)
MIGLIOR TRUCCO Adrien Morot, Judy Chin, Anne Marie Bradley (The Whale)

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Categorie: Divertimento
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